Mostra

TERRAM è un progetto espositivo che intende valorizzare il territorio friulano attraverso l’arte contemporanea, restituendo visibilità al profondo legame tra il popolo e la propria terra. In Friuli Venezia Giulia, regione segnata da conflitti e ricca di storia, questa connessione assume un valore simbolico e identitario.

L’arte diventa qui uno strumento privilegiato di narrazione e riflessione, capace di rigenerare lo sguardo su un territorio che custodisce memorie silenziose ma ancora vive. Le opere in mostra tracciano un dialogo tra passato e presente, tra la dimensione individuale e quella collettiva, esplorando i temi dell’appartenenza, delle radici e della trasformazione.

TERRAM è un invito a riscoprire l’identità profonda di una terra attraverso la forza evocativa dell’arte, che unisce, custodisce e trasforma.

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Biografia

Stefano Mancuso (Casale Monferrato, 1995) è un artista visuale la cui ricerca si muove lungo i confini tra arte e introspezione personale. Vive e lavora a Bologna, dove attualmente frequenta l’Accademia di Belle Arti.

Il suo percorso creativo nasce da una domanda essenziale: qual è il senso dell’esistenza? Da qui prende forma una ricerca profonda, che non si limita al gesto artistico ma si nutre di riflessioni filosofiche e spirituali. Mancuso è convinto che ogni essere umano custodisca dentro di sé tutte le informazioni necessarie a comprendere la realtà: un codice primordiale inscritto nel DNA, matrice invisibile che determina la forma e il destino di ogni cosa.

Al centro del suo lavoro si stagliano i grandi temi dell’inizio e della fine, della nascita e della morte, in un ciclo continuo e inarrestabile, governato dal tempo. L’apparente energia infinita che anima l’universo è per lui un enigma sacro, che si riflette nel gesto pittorico come tentativo di rivelazione.

La pittura astratta è il mezzo espressivo privilegiato attraverso cui Mancuso traduce intuizioni profonde, altrimenti inaccessibili al linguaggio verbale. La sua arte si fa strumento di esplorazione interiore, mappa di un’intimità che non pretende di essere condivisa, ma che si rivela, discreta e intensa, sulla superficie della tela.

I suoi dipinti non sono memorie fisse, ma narrazioni vive, in cui lo spazio pittorico si trasforma in luogo di accadimenti. Qui, materia e pensiero si intrecciano, generando un dialogo fluido e mutevole con l’osservatore.

Tra le sue mostre più recenti si segnalano Matter of Time (Tiro Production, Bologna, 2024), a cura di Elisabetta Eliotropio, e Oroboro (Art Studio Finestreria, Milano, 2024), mostra personale curata da Claudia Ponzi e Antonella Mazza, in cui sono state esposte molte delle opere appartenenti alla serie Memories from the Future (2023). Altri cicli significativi della sua produzione includono The Value of Emptiness (2022), Blood & Souls (2021), Ghosts & Shadows (2020) e Perspectives of Japan (2019), tappe fondamentali di un itinerario visivo che è al tempo stesso viaggio simbolico e riflessione poetica sul vivere.